mercoledì 5 febbraio 2014

Lo Yin e lo Yang - Io che non volevo crescere - Memo #4


Uno dei pochi ricordi ancora nitidi che conservo della mia infanzia riguarda Rajko.
Giocavamo spesso a nascondino con gli altri e a me toccava spesso far la conta. Incredibile quanto possano essere crudeli i bambini, in un modo che molti nemmeno immaginano perchè innocente, privo dei subdoli secondi fini dei grandi: era una spiegazione semplice; poichè non ero in grado di vederli, loro avrebbero potuto girovagare tranquilli e aggirarmi, all'occorrenza, per salvarsi e fare tana.
Rajko, no.
Lui si piazzava sempre, esattamente, dietro il salice dalle fronde scoscese e le sue catenelle al collo tintinnavano esattamente in modo tale che, allungando la mano, potessi toccarlo e trovarlo. La consapevolezza di questa gentilezza era l'unico motivo che mi spingeva sempre ad acconsentire, che mi faceva sentire speciale, in un certo modo, perchè nessuno degli altri fratelli aveva la fortuna di amarsi come ci amavamo noi. Indissolubilmente legati da una maledizione che ci rendeva differenti dagli altri e uniti saldamente nella nostra somiglianza; separati solo da otto anni di vita.
E' stupido pensare di poter trovare ancora questa somiglianza profonda, nonostante i lunghi anni e le esperienze che ci hanno allontanati, eppure, sono sempre costantemente sicura che allungando la mano, ovunque mi trovi, ci sarà la spalla di Rano, a salvarmi dalla conta implacabile del tempo.
Tempo che invece ho inesorabilmente perso, perdendomi attimi salienti per la sua crescita interiore.
E' l'unica cosa che rimpiango, ogni giorno, nel fondo del cuore, tanto da rendermi profondamente triste, da togliermi il sonno e la serenità.
Il Bene e il Male, lui lo ha appreso con la violenza e il rancore; io, con il perdono e l'ingenuità.
-"Se mi vedessi nudo ti innamoreresti di me, come fanno tutte. Io non dovrei vedere mia sorella nuda e tu non dovresti vedere nudo tuo fratello... perchè è così che funziona ed il contrario è sbagliato" 
Sbagliato. Da quando, io e te, abbiamo iniziato a porci il problema di cosa sia Sbagliato?
-"E' sbagliato solo se tu pensi che sia sbagliato. Il male è solo nella tua testa, Rano... devi smetterla di vedere sempre tutto bianco o tutto nero." 
Nero, bianco. L'assenza e la pienezza. Il Caos e la Legge. Siamo così distanti che alla fine del percorso ci incontriamo, come una curva che trova la sua fine su se stessa, nell'esatto punto in cui è nata.
-"Noi siamo sempre stati diversi. Io non sono mai stato così puro. Tu sei il Bianco, io il Nero." 
Sei cresciuto ed io non ero lì a sapere come.
Corri ancora troppo veloce perchè io possa raggiungerti.
Mi hai lasciata indietro.  
Per una volta, ho allungato la mano e non c'era la tua spalla a sostenermi; solo immensa solitudine e vuoto.



 

venerdì 17 gennaio 2014

XIII - Memo #3


A Tartagal la Megera le aveva spiegato che anticamente le carte dovessero essere "attivate", affinchè dessero i giusti responsi, ma soprattutto perchè rispondessero al legittimo proprietario. Le carte erano per il cartomante un'estensione del proprio corpo e nessun'altro era autorizzato a maneggiarle. Per questo motivo le si custodiva gelosamente, lontano da occhi indiscreti e mistificatori.
Il primo Venerdì di Luna calante, tra le 23.00 e le 24.00, la Megera guidò Nerea nel ritirarsi in un luogo appartato dove era sicura non venisse disturbata. Alla luce di una candela viola le fece disporre le carte su un tavolo con le figure rivolte verso di se. Alla destra di lei mise un catino d'acqua dove preventivamente aveva messo a bagno alcuni petali di rosa e tre grani di sale- l'odore le rimase incastrato nelle narici per dei giorni.
A questo punto le occorreva concentrarsi e con le mani raccogliere tutte le impurità che le carte avevano assorbito durante la loro lavorazione per gettarle nel catino alla sua destra.
Spegneva la candela. Riponeva le carte in un sacchetto di stoffa nera e le riponeva in un luogo segreto, per poi gettare l'acqua sporca il più lontano possibile da lei.
La Megera le aveva in oltre ricordato delle regole importanti:
Primo: avere il massimo rispetto per l'opera che si sta per compiere.
Secondo: non accettare di fare divinazione per gioco o per sfida.
Terzo: non dare sentenze che potrebbero turbare l'equilibrio del consultante.
Quarto: ricordare che tutti possono essere dei cartomanti, ma non tutti sono veggenti, quindi bisogna essere parchi nel dare consigli.
Quinto: a domande precise si danno sempre risposte precise.
A Nerea questi erano sembrati consigli saggi e decise che li avrebbe sempre seguiti, ma tra i ventidue Arcani maggiori, ce n'era uno che la Megera non le aveva mai voluto spiegare. Era il tredicesimo, quello della Morte - l'Arcano senza nome.
- "Tu no está lista para leer esto. No le pida."
glie lo ripeteva ogni qual volta la sua curiosità era troppo grande per non venire a galla, ma quella sera non si sarebbe accontentata di una simile risposta. Così la Megera tornò indietro col catino vuoto, la fece accomodare su una panca e le afferrò le mani piccole tra le proprie, attraversate da mille rughe di consapevolezza e mistero per accingersi a raccontare: 

"El 13 y la Mala Suerte es una superstición antigua fuertemente arraigada en nuestra cultura. Había 13 personas en la Última Cena de Jesucristo y luego fue crucificado. Existen 13 espíritus del Mal. Es el signo del Cuervo. Los calendarios sólo tienen doce meses.  
En el tarot el número 13 significa Muerte. 
Y si un día le toca han leído esto el tarot, no lo hagas, porque a nadie le gusta saber que debía morir."


Aquí la mala suerte tiene un nombre. Y una cara, Bruja.



martedì 14 gennaio 2014

Ad Antonio Josè - Memo #2


Registrazione vocale -
Ciao, Josè. 
Ho deciso che da oggi registrerò qui le cose importanti, così un giorno quando ti incontrerò di nuovo, tu saprai cosa non hanno visto i miei ed i tuoi occhi. 
Io non ho parole d'odio per nessuno. Me ne sono accorta, oggi, mentre vagavo per i vicoli di Safeport. Questa gente odia così tanto che ha dimenticato cosa voglia effettivamente dire odiare qualcuno. Ma ho anche notato che non è solo la fame o la disperazione che li costringe ad odiare così tanto, perchè anche chi sta bene, odia. Sai, Josè... qui tutti sono pieni di passioni e amano e odiano così facilmente...S'accendono e si spegnono come candele, che basta un soffio per farli tremare e io non so nemmeno cosa sia la luce. Ne posso solo percepire il calore tra le dita o scottarmi se provo ad avvicinarmi troppo e toccarli.Sto provando a studiare l'odio. Lo voglio imparare. Anche Raj ogni tanto odia e quando lo fa mi sembra così distante. Non lo capisco. Anche tu, Josè, odiavi qualcosa quando dormivi per terra coi capelli sparsi sul marciapiedi e la gente li calpestava? Devi perdonarmi, perchè non me ne sono mai accorta. 
Voglio trovare anch'io qualcosa da odiare. La Kechali per esempio odia le sorprese, mentre Cordero odia Dio e a volte anche se stesso. Molè odia parlare di casa sua, odia Las Rosas e ha odiato un po' anche me, quando glie ne ho parlato. L'Eremita odia il suo destino, odia non esserne padrone. Il Lupo odia i Corer - ma non lo biasimo per questo. Ho potuto osservare che tutti odiano ciò che un po' li ha delusi, che non possono avere o che li ha feriti, ma anche io sono stata delusa e non ho avuto tante cose, mentre molte altre mi hanno ferita.Cosa mi manca?
Mentre cerco una risposta ho deciso che prenderò lezioni di violino. Non sono mai stata alla Shouye, ma quel Signore lugubre mi ha invitata per sentirlo suonare. Nonna Gloria me ne parlava sempre "Gli accompagnatori sono come delle bambole di porcellana che non possono uscire dalla loro confezione. Non possono farsi toccare da una sola persona, ma possono farsi ammirare da tutti". La trovo una cosa un po' egoista. Dovrò studiare anche questo.
Adesso devo lasciarti, Josè. Ho gli occhi che mi bruciano e tanto sonno... abbiamo camminato tanto, oggi, io e Rajì, ma ti parlerò ancora. E' una promessa come quelle che facevamo noi e io ti stringevo il mignolo fino a quando tu non mi dicevi che era diventato tutto bianco. Forse mi odiavi un po' anche tu, o mi odi adesso perchè ti ho lasciato. Ma non importa, Josè, perchè io ti amo. 
 
 

venerdì 10 gennaio 2014

Carillon - Memo #1



Bei fang you jia ren
jue shi er du li
yi gu qing ren cheng
zai gu qing ren guo
ning bu zhi
qing cheng yu qing guo
jia ren nan zai de.